Il Cesena di Beretta

11/05/2012 13:17

MUTU E POI? – Conquistata la salvezza al ritorno in A (debutto proprio con la Roma, 0-0 all’Olimpico) con discreta serenità e una qualità di gioco soddisfacente, il Cesena in estate cambia tecnico e metà squadra. Via Jimenez, Felipe, Caserta, Budan, Rosina, Dellafiore, oltre alla sorpresa Giaccherini, divenuto campione d’Italia con alla . L’opera di disfacimento verrà poi completata in inverno quando saluteranno l’Emilia Romagna anche Eder, Bogdani, Candreva e Ghezzal. In estate, il mercato sembrava esser stato fatto senza tener conto delle prestazioni degli ultimi anni. Veniva vestito dei colori del club che ispirò, sotto la gestione Manuzzi, anche Alberto Sordi dando vita al Borgorosso Futbol Club, una serie di calciatori, più il tecnico Giampaolo, in cerca di sé. Dopo l’allenatore reduce da plurimi fallimenti, si mettono in coda Rossi (dal Bari retrocesso), Rennella, Guana, Martinez, Martinho, Ghezzal, quest'ultimo, come detto, salutato pochi mesi dopo. La truppa ha il proprio capofila in Adrian Mutu, reduce da due stagioni in cui aveva segnato la miseria di 8 gol. Anche qui, il mercato di gennaio complica maggiormente, se possibile, la situazione. Arrivano le sagome di Iaquinta e Santana, oltre a Moras, Pudil e Del Nero. Risultato: il Cesena retrocede con 4 giornate d’anticipo, senza mai essere stato sopra il terz’ultimo posto in 37 giornate, una differenza reti di meno 35, un’astinenza dalla vittoria che dura da 4 mesi (3-1 al Novara, il 15 gennaio scorso) e 3 allenatori inutilmente avvicendatisi.

UN TECNICO, MILLE AVVENTURE – Mario Beretta è uno di quei tecnici che possono vantarsi di esser arrivati nel grande calcio da soli. Originario di Milano, dopo essersi diplomati all’Isef, il tecnico comincia il proprio cammino dal Centro Schuster, storica società dilettantistica del capoluogo lombardo. Da qui, fino al Corsico, serie D, prima chiamata in una prima squadra, passano alcuni anni nei settori giovanili di Abbiategrasso, Monza e Como. Il cammino verso la Serie A dura 10 anni, dal momento dell’approdo tra i dilettanti (1994) e il debutto nel massimo campionato con il Chievo, dal quale verrà allontanato a dalla fine in lotta per non retrocedere. Nell’epoca dei progetti, Beretta al contrario passa gli anni di pari passo alle squadre. Dopo il Veneto andrà a Parma, dove conclude la stagione e poi saluta per firmare col Siena, la squadra in cui forse, almeno in A, ha mostrato le cose migliori. Nella à del palio si fermerà 2 anni. Naturalmente non filati, ma intervallati dalla scelta della società toscana di puntare su Mandorlini salvo poi richiamare Beretta quando la situazione sembrava complicarsi. Salvezza e saluti, comunque. Direzione Lecce, anche qui però l’esperienza si conclude precocemente, sostituito da De Canio che non riuscirà ad evitare la retrocessione ai salentini.

Nel novembre del 2009 è lui a subentrare in corsa, prendendo il posto di Colantuono esonerato dal Torino. Giusto il tempo di 5 giornate, poi riconsegnerà nuovamente il testimone all’attuale mister dell’Atalanta. Il 2010 è l’anno dell’esperienza estera, con il Paok Salonicco. Qui Beretta batte ogni record, risolvendo il contratto un mese dopo la sua ufficializzazione. Nella stessa stagione, guiderà il Brescia tra dicembre e gennaio, prima di ripetere la storia di Torino, ovvero riconsegnando la squadra al tecnico a cui l’aveva soffiata: Iachini. Lo scorso febbraio, infine, viene chiamato da Campedelli per un’impresa difficile solo a pensarla, con il Cesena ultimo, a 14 punti dalla quart’ultima e appena 10 gare alla fine dell’anno. Per 5 gare non perderà, purtroppo per le sorti dei bianconeri neanche vincerà, collezionando una cinquina di ‘x’ in serie. In mezzo, anche un dito medio regalato ai tifosi del Lecce, a chiusura di uno 0-0 che di fatto incenerì le ultime speranze della squadra. Poi le 4 sconfitte con , Inter, Udinese e Novara, senza riuscire a spezzare il sortilegio che impedisce al Cesena di esultare dalla sfida con la squadra di Tesser del girone d’andata.

Abbozzare una formazione in vista di un’ultima gara di campionato, per di più vuota di contenuti, appare impresa ardua. Nell’ultimo periodo, Beretta si è affidato alla difesa a 5 ed a dirigerla non è scontato che ci sarà l’ex giallorosso Antonioli, ma ha qualche chances il giovane Ravaglia. A centrocampo, possibile la conferma di Arrigoni, figlio dell’ex tecnico bianconero, che nel finale di campionato ha trovato sempre più spazio. In attacco, la coppia più accreditata è quella composta da Santana e Rennella, visto che i colleghi di reparto si dividono già tra il lettino dell’infermeria e quello su una delle migliori spiagge del globo. Dalla ‘manita’ di gennaio, alla mano per i saluti. Alla serie A, per Cesena e Luis Enrique, soprattutto a quest’annata. Sperando che i 90’ passino in fretta.



Mirko Bussi