La Fiorentina di Montella

06/12/2012 17:29

RIFONDAZIONE – Pradè si era presentato senza promesse: “Ripartiamo da Jovetic, la nostra forza deve essere il Franchi. Questa è una piazza importante e vogliamo che i tifosi ci stiano vicino”. Dopo l’appello alla Fiesole, i movimenti sul mercato lasciano subito intuire la portata rivoluzionaria dell’operato dell’ex romanista. In panchina la scelta ricade su Vincenzo Montella, svezzato dalla Roma e consacrato dal Catania, brillante formazione che ancora oggi sembra godere dei benefici tattici della sua gestione. Il primo problema da affrontare è la gestione delle partenze: Montolivo, Natali, Kroldrup, Nastasic, Gamberini, Vargas, Cerci, Behrami e Lazzari lasciano Firenze. Una svendita relativamente redditizia: poco più di 24 milioni incassati dalle cessioni viola, di cui 12 per il solo Nastasic, accasatosi al Manchester .  Le caselle lasciate vuote dagli addii estivi vengono riempite con oculatezza dal ds romano: tra gli altri arrivano Borja Valero, Mati Fernandez, Pizarro, Aquilani, Roncaglia, Savic, Viviano, Tomovic, Gonzalo Rodriguez, El Hamdaoui, Toni e Llama. Spesa totale: quasi 29 milioni di euro. A questi si aggiungono il riscatto di Cassani e il ritorno di Seferovic dal Lecce.

MONTELLA – Sarà l’osservato speciale: aldilà di vicende più o meno note, Vincenzo Montella è stato ed è stato vicino ad essere di nuovo l’allenatore della Roma. Fu l’ultimo della gestione Sensi: scelto per raccogliere i cocci del dopo Ranieri, l’allora tecnico dei Giovanissimi giallorossi accettò la repentina promozione conquistando 24 punti in 14 partite, raggiungendo l’Europa League. Alle porte della stagione 2011-2012, Montella non venne confermato alla guida della Roma, che ingaggiò Luis Enrique. L’Aeroplanino venne scelto dal Catania: con gli etnei fu protagonista di un ottimo campionato, seppur caratterizzato dall’andamento altalenante e l’altissimo numero di pareggi (ben 15, record stagionale in Serie A, a pari merito con la ). L’addio al Massimino, nonostante il contratto valido fino a giugno 2013, è storia dei giorni nostri. Al termine della stagione si rompe infatti il legame tra la piazza e l’allenatore campano, deciso ad accettare la corte di altre società. Il presidente Pulvirenti lo scarica così: "Qui non c'è spazio per gente che non sia straordinariamente orgogliosa di lavorare per questa società in questa à e per i nostri tifosi. Sarebbe però un peccato per il rapporto che avevamo creduto di avere instaurato con il tecnico e che lui aveva stabilito con una à che lo ha rispettato come allenatore''. Saltata la trattativa con la Roma, Montella trova panchina libera e fiducia alla di Pradè.

COME GIOCA, DIFESA – Da Catania a Firenze Montella cambia modulo ma non mentalità: dal (all'occasione etneo, con ali dalle spiccate caratteristiche offensive, passa al 3-5-2 toscano. La difesa appare lenta nei movimenti e spesso concede l’1contro1 (anche per ovvie ragioni numeriche): tale debolezza viene però bilanciata da una buona organizzazione di gioco e dalla fisicità degli interpreti. I numeri ci dimostrano, nell’insieme, un reparto piuttosto solido: ad oggi, la retroguardia viola ha subito 14 gol (solo e hanno fatto meglio) e concede appena 8,8 tiri a partita. Guardando altrove, quest’ultimo dato non può che rappresentare un'eccellenza: se in Italia rappresenta un primato assoluto (, Inter, Milan, Roma e superano i 10 di media), in Europa supera squadre come (9,9) e Manchester United (12,3).

COME GIOCA, CENTROCAMPO – Ad una difesa robusta risponde un centrocampo di palleggiatori. Borja Valero, Pizarro, Aquilani e Mati Fernandez garantiscono un giro palla insistito quanto accurato. I numeri ce lo confermano: l’85% dei passaggi viola arriva a destinazione. Tale percentuale è seconda solo a quella della , che detiene l’86%. Roma, , Milan e Inter sono indietro di diversi punti. Un gioco orizzontale, quello di Montella: i passaggi, stando alle cifre, si dirigono in numero maggioritario verso le fasce, con un 70,2% del gioco viola sviluppato sulle corsie laterali. Piuttosto naturale che alla qualità del gioco non risponda un’interdizione di pari livello: 12 palloni intercettati a partita dal centrocampo dell’Aeroplanino, a fronte dei numeri di Roma (18), (15.2) e Inter (13,4).

COME GIOCA, ATTACCO – L’attacco appare il reparto più debole: togliendo Jovetic, la deve fare i conti con l’incostanza di El Hamdaoui e la carta d’identità di Luca Toni. Manca una punta di qualità e affidabilità allo scacchiere toscano, ma a preoccupare è anche il numero dei tiri: 14,4 per match, pochi paragonati al resto delle big come Roma (20.4), (18.3) e Inter (15.2). Attenzione anche ai falli: i viola sono primi tra le big d’Europa per fischi a favore, ben 17.4.

EX – Non si parla d’altro: da Pradè a Montella, passando per Pizarro e Aquilani. A completare il quadro viola anche Lupatelli e soprattutto Luca Toni, gradita meteora nell’anno dello scudetto sfiorato 2009-2010.

 

Antonio Paesano