09/03/2016 05:42
LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - Ad un paziente in riabilitazione, di certo, non si può chiedere di andare a vincere le Olimpiadi. Così la Roma s'arrende all'evidenza: il Real Madrid, oltre che più forte nell'individualità, ha il killer instict di chi ha trascorso parecchie notti nei boschi della Champions League.
Salah e Dzeko forniscono i rimpianti alla serata. Florenzi, Szczesny e Manolas, nell'ordine, vanno sul podio dei migliori.
SZCZESNY 6,5 - Scaccia via dalla soglia della porta Ronaldo ben due volte, poi respinge anche James Rodriguez. Il terzo squillo del "7", però, è fatale e il Real fa irruzione lasciandolo a terra con un occhio nero. Si rialza e sembra avere le stelle intorno alla testa come nei fumetti, così incassa il 2-0 sotto le gambe sgualcendo un'ottima prestazione.
FLORENZI 6,5 - Da quel lato corre Gareth Bale. Dalla contesa, invece, emerge Florenzi Alessandro da Vitinia, originariamente attaccante, quindi centrocampista, oggi terzino di successo. Passa un tempo in miniera, poi esce dall'oscurità del lavoro difensivo con un sombrero dorato che ribalta momentaneamente i rapporti di forza in campo, quindi con un tiro dopo aver aggirato deliziosamente un'autorità come Sergio Ramos. Miniera d'oro.
MANOLAS 6,5 - Oggi sappiamo che, messi in contesa per lo stesso pallone a distanza di 10 metri lui e Cristiano Ronaldo, è probabile che sia il "nostro" ad ottenerlo. Se questo è l'olimpo del calcio, il greco può avviare le pratiche per ottenere la residenza.
ZUKANOVIC 6 - Al massimo aveva partecipato a due provini per l'Europa League con la Sampdoria. Di colpo lo buttano sul palco del Santiago Bernabeu: recita fino alla fine senza accenni di balbuzie emotiva.
DIGNE 5,5 - Nell'uno contro uno, anche stavolta, viene attratto eccessivamente dalla forza di gravità dell'area di rigore finendo per fare da sagoma al gioco di gambe+cross che da Lucas Vazquez conduce a Cristiano Ronaldo e da lì all'1-0 in pochi attimi.
PJANIC 5,5 - L'unica fonte di luce romanista che potrebbe "specchiare" i raggi provenienti dalla galassia del Real Madrid. Modric lo sfigura in tunnel ma, in generale, il suo tratto rimane troppo lieve, escluso un assist per Salah. DAL 46' VAINQUEUR 5,5 - Non ci vuole troppo a scoprire l'intruso tra lui, Keita, Pjanic, Modric, Kroos e Casemiro.
KEITA 6 - La parola spetta al Real Madrid, quindi a lui resta solo di provare ad interrompere il discorso alzando il pressing, a volte. DAL 86' MAICON SV - Terzo e ultimo cambio.
SALAH 5,5 - Film avvincente, finale che fa invocare al rimborso del biglietto. Sostiene Florenzi, ribalta l'azione godendo della fase difensiva libertina di Marcelo ma al punto di giustiziare il Real Madrid s'intenerisce e lascia tutto com'è. Gervinhano.
PEROTTI 6 - Gli archi che disegna nel campo uscendo dalla zona centrale per creare superiorità esternamente lo rendono utile anche senza incantevoli colpi tecnici. Che arrivano quando la partita ha già emesso la sentenza definitiva, obbligando Navas e il palo ad un lavoro extra.
EL SHAARAWY 6 - La finta con cui schiude l'opportunità per Dzeko è deliziosa. Poi s'accende a fatica anche perché la sua competenza, come per Salah, s'estende anche alla profonda metà campo romanista. DAL 74' TOTTI SV - Qui c'è gente pesante da alzare in piedi, viste le abitudini. A lui riesce anche questo prima d'entrare in campo, dove appare quasi ossessionato dalla ricerca del contatto fisico col pallone.
DZEKO 5,5 - La prima porta del destino si apre davanti a lui: tiro di sinistro sull'esterno della rete. Lascia l'aspra sensazione di non essersi mai immerso a fondo nella sfida, nonostante due apprezzabili assist per Salah. Superficiale.
SPALLETTI 6 - Sei sono gli uomini offensivi che presenta al Bernabeu: Florenzi come esterno basso, Pjanic, Perotti, El Shaarawy, Salah e Dzeko. Nella formazione c'è scritta la missione: passare ai quarti, altro che onore delle armi. Per scrivere storie incredibili come quella necessaria stasera, però, le conoscenze che sta infondendo alla squadra dovranno diventare abitudini, così da poter saldare le competenze tecniche con la "consapevolezza", quella che segna il confine tra le squadre e le grandi squadre.