Post Match - Sana e robusta costruzione

01/03/2022 17:38

LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - "Nella sua grandezza il genio disdegna le strade battute e cerca regioni ancora inesplorate". Se è vero quel che dice Abramo Lincoln, la Roma, personificata più che mai in questa stagione nel suo allenatore, a La Spezia ha trovato una terra inesplorata. Almeno in questa stagione. Perché mai come domenica si era vista la Roma tormentare così le pressioni avversarie con un'efficace costruzione dal basso. Il tempo dirà se quello di domenica è stato il viaggio di una notte, gratificato per una volta dal Var, oppure una terra dove stabilire un accampamento duraturo.

Non è mai, banalmente, una questione di numeri. Ma il 65% di possesso palla, dato secondo solo a quello registrato a Salerno in questa stagione (77%!), permette di accendere la luce sull'interpretazione differente scelta dalla Roma per far visita allo Spezia. Ancor più perché quelle ripetute uscite dal basso, nascondevano interscambi di posizione, di Pellegrini con Zalewski e poi anche Veretout, che certificavano la preparazione a tavolino di un progetto gara simile.

 

Dall'incessante e paziente costruzione romanista sono sgorgati litri di occasioni favorevoli che solo l'imprecisione di alcune rifiniture o di finalizzazione ha reso inconvertibile al banco del risultato. Ma qui, ad esempio, si vede come sia Pellegrini ad occupare la casella per destinazione di Zalewski, scivolato più avanti. In quello che si definisce un interscambio di posizione, utile a togliere riferimenti sulle pressioni altrui. Gli spostamenti del pallone, e conseguentemente degli avversari, aprono il varco sfruttato da Kumbulla per raggiungere Pellegrini fuori dal blocco dei 5 giocatori dello Spezia impegnati nella prima pressione. C'è, poi, il trucco strabiliante del 7 che trapassa l'avversario diretto in tunnel fino a guadagnarsi 30 metri di felice conduzione che lo porteranno al tiro, rovinato solo dalla deviazione di Provedel sul palo. Poteva, probabilmente, scegliere una posizione di partenza più redditizia Abraham che invece di convergere verso la porta, alla fine è obbligato a sterzare lateralmente per sfuggire al fuorigioco.

 

Appena un paio di giri delle lancette sull'orologio e si trova Veretout ad occupare quell'ampiezza prima di Pellegrini e più solitamente di Zalewski. La già citata pazienza porta la Roma a raggiungere il lato opposto dove si azionano le leve per raggiungere la profondità, meta ambita di ogni sviluppo. E si notano, chiaramente, quelle interazioni associative necessarie a rendere letali gli assalti offensivi. Quando infatti Karsdorp si rivolge a Cristante, Mkhitaryan che gli era posizionato più avanti, volge repentinamente piedi e sguardo verso la porta. E' lì che arriverà il pallone scoccato immediatamente e con ottima efficacia dal piede destro del numero 4. L'azione terminerà con la rifinitura imprecisa dell'armeno che non giungerà sulla destinazione originaria, Abraham, ma rimbalzerà poco dopo sui piedi di Veretout, nel frattempo giunto al limite dell'area, per la conclusione.