Post Match - Dybala vede il futuro

04/10/2022 10:55

LR24.IT (MIRKO BUSSI) - Paulo maiora canamus. "Solleviamo il tono del canto", più in generale alziamo il livello della discussione. E allora parliamo di Paulo, parliamo del più alto romanista in vigore. Parliamo di Dybala. -Roma l'ha vinta la Roma, sintetizzando, perché è quella ad aver preso Dybala in estate.

Uno che, per dare un'idea, in tutti i gol a segno dalla Roma dal 27 agosto, giorno di -Roma, ci ha messo piede. Se non l'ha fatto, è soltanto perché non era in campo. Dall'assist per l'1-1 a Torino, la doppietta col Monza, col tris quando aveva già fatto alzare l'Olimpico in piedi per salutarne la sostituzione, al gol più assist ad Empoli, fino al colpo improvviso di sabato: tutto, o quasi, passa, si spiega e si realizza per Dybala nella Roma.

-Roma ha il marchio di Dybala in quel sinistro che rovescia l'emotività della partita ma anche per aver inibito l'esuberanza costruttiva di Bastoni, che aveva smembrato le pressioni balbettanti della Roma nelle sfide della scorsa stagione. Il romanista ha lavorato nelle uscite sul centrale di sinistra di Inzaghi ma principalmente lo ha intimidito con la sua presenza. Costringendolo a pensare negativamente, ad eventuali transizioni da gestire qualora l'argentino avesse ricevuto proprio in quelle zone di sua competenza.

Ma Dybala ha il dono superiore, quello di percepire con anticipo ciò che accadrà. Di vedere e, soprattutto, di prevedere. Di scandire con le sue scelte quelle che poi saranno le intenzioni collettive. Con 45 tocchi in 58 minuti trascorsi in campo, nessuno ha parametri simili nella Roma in rapporto al minutaggio, Dybala ha il più delle volte scandito quale dovesse essere il tempo da seguire.

E quando non l'ha fatto col pallone tra i piedi, l'ha fatto muovendo le braccia. Indicando la strada da seguire. Come con Zaniolo, convinto a non affondare ma a passare nuovamente per Mancini per avere un possesso più definito e mutare la situazione prima di riversarsi nell'ultima parte di campo.

Oppure come con Celik, verso il tramonto del primo tempo, quando la Roma aveva preso a stabilirsi più frequentemente nella metà campo dell'. La palla, che era appena stata baciata dal suo tocco, scorre tra i centrali quando Dybala guarda il turco e lo invita a spostarsi più centralmente perché il 21 ha percepito che lì, dalla corsia più esterna a destra, potrà collegare meglio i fili per far luce in avanti. E lì riceverà pochi istanti dopo, con Celik che accentrato gli permette maggior tempo e spazio per tracciare la linea sulla profondità dove si è tuffato Pellegrini.

Cenni che arrivano anche più vistosi quando la situazione si fa golosa, mostrandogli gli scorci preferiti in campo. Come al 51', quando con ampi cenni chiama quel pallone che riceverà poco dopo e con cui punterà la linea dell' portando lo sviluppo della Roma allo stadio successivo. Perché, diceva uno che i giocatori doveva riconoscerli prima che si manifestassero come faceva Mino Favini: tutti giocano a calcio, pochi vedono e giocano a calcio, pochissimi prevedono mentre giocano a calcio. E Dybala è per pochi, anzi pochissimi.