Post Match - Nuove forme di transizione

17/01/2023 14:16

LR24.IT (MIRKO BUSSI) - "Tutti dicono che le palle inattive sono decisive per vincere le partite, ma io penso lo siano di più le transizioni". Pensiero e parole di José Mourinho nella sua seconda opera al Chelsea ormai lontana quasi un decennio. La transizione, da quando ha avuto un nome, è uno degli argomenti più cliccati nella testa degli allenatori, trattandosi, inevitabilmente, del momento di maggior disordine nel campo.

Breviario per facilitare la lettura: le transizioni negative riguardano i comportamenti di squadra e individuali al momento della perdita del pallone, quelle positive l'esatto contrario. L'altezza della riconquista, la situazione in cui avviene, le teorie dell'allenatore e le altre incalcolabili variabili rappresentano l'ampia gamma di transizioni disponibili.

Com'è facile intuire, quei momenti rappresentano le migliori opportunità secondo Mourinho. Con la Roma che, non a caso, ha i suoi primi due gol del 2023 segnati su azione proprio catalogabili alla voce di transizione positiva. Entrambe a seguito di riconquiste medio-alte: Mancini in anticipo in Coppa Italia prima che Dybala disegnasse l'1-0 e Cristante a riconvertire lo scarto prodotto da Bonaventura, messo sotto pressione da Bove e Pellegrini, prima che Celik, Abraham e Dybala componessero il resto del vantaggio sulla Fiorentna.

E se esistessero nuove forme di transizione? Non esattamente nella forma più tradizionale con cui vengono definite, fuori dunque dalla canonica differenza della riconquista o perdita del possesso. Quelle che si scatenano all'interno del sistema di riferimento avversario. E sempre più squadre, in linea con la tendenza europea, spingono le proprie pressioni più su, consegnando agli ultimi difendenti una serie di duelli con gli attaccanti avversari.

É il caso della , prima in Serie A per minor numeri di passaggi concessi agli avversari (il dato che in acronimo si trova come PPDAPasses allowed Per Defensive Action), uno dei segnali dell'intensità di pressione scatenata nel pressing. La squadra di Italiano, nonostante l'inferiorità, sul tratto finale della partita alza 3 giocatori a sfidare i primi 3 costruttori romanisti.

Più della costruzione romanista, comunque apprezzabile e in continuità con quanto già visto più volte come nella scorsa stagione contro Spezia (qui per approfondire) e Verona (qui per approfondire), l'ingrandimento va sulle possibilità che queste scelte aprono. Come e quanto le più remunerative transizioni.

I posizionamenti e le connessioni tra i giocatori romanisti, infatti, eludono in pochi passaggi praticamente metà squadra della (4 su 9 dei viola rimasti in campo di movimento), bagnando gli stessi circuiti che sa mandare in fumo una transizione ben espressa.

Quando il pallone si svela libero e splendente nei piedi di Cristante, che ha più volte scannerizzato la situazione offensiva per selezionare la migliore offerta disponibile, la , al pari delle squadre che adottano principi simili, deve modificare in fretta tutto il proprio apparato difensivo. Al momento delle pressioni offensive, infatti, Igor e gli altri sono sulle tracce dei riferimenti offensivi della Roma, pronti ad aggredire una presumibile giocata sulla figura.

Nel momento in cui il pallone è liberato dalle pressioni, invece, questo atteggiamento risulta compromettente. E allora lì, la "transizione" (tra virgolette per rispetto alla definizione più pura) che dovrebbero mettere in atto risulta estremamente complessa, dovendo abbandonare l'avversario per rifugiarsi a protezione della porta. Questo annulla, o quantomeno riduce alla preghiera, le speranze di Igor sul passante di Cristante che va a premiare lo smarcamento fuorilinea di Abraham prima del fiocco finale rappresentato dalla rifinitura su Dybala. Ecco perché, al contrario di quanto sembri, per molte squadre costruire è un mezzo, verso queste nuove forme di transizione, e non un vezzo.