Post Match - Girare intorno al problema

03/02/2023 14:53

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Da Mancini a Kumbulla, più spesso Smalling, poi Ibanez. Di nuovo Kumbulla, mercoledì nelle veci di Smalling, quindi Mancini. E ancora, al tragitto inverso, finché il ticchettìo del tempo non viene rotto da un'improvvisa gittata in avanti o, ancor peggio, come successo mercoledì, da uno scarabocchio tecnico.

La presenza della Cremonese a domicilio, con un progetto di partita facilmente immaginabile, e la simultanea assenza a tavola di Dybala ha fatto calare violentemente il velo sulle difficoltà che per natura ha la Roma nel far avanzare il pallone per il campo. Con il residuo tossico di un ripetitivo passaggio di consegne tra i tre centrali difensivi della Roma che ha spesso l'effetto di appiccare il fuoco, specialmente a risultato sfavorevole, sugli animi di chi assiste. Come i mormorii che graffiavano ogni passaggio indietro o persino laterale.

Un modo di fare che appare il tentativo di girare intorno al problema. Dove il problema è la pressione avversaria, nel caso specifico la coppia Tsadjout-Dessers che senza difficoltà rimaneva per mano nei prevedibili percorsi del pallone da un estremo all'altro. E quando Tahirovic, nell'episodio preso in esame, ma capita di vederlo anche coi più titolati nel ruolo, retrocedono (o in alternativa si aprono) nella speranza di sveltire le operazioni, paradossalmente, il problema si acuisce. Perché sì, di media, un centrocampista avrà una pulizia e un voltaggio di trasmissione superiore rispetto a chi è etichettato come difensore, ma il problema rimane quello di passare oltre la prima pressione e, per effetto matematico, togliendone uno da sopra per metterlo sotto, o a lato, il numero dei calciatori che possono ricevere alle spalle degli avversari diminuisce.

Succede, e si nota anche qui sotto, che la ripetitività spinga anche i 'quinti' a mostrarsi disponibili al passaggio e per farlo si abbassano finendo in linea con i primi avversari. Per assurdo, a volte, la Roma spreca più di metà squadra per (tentare di) venirne fuori: i 3 centrali, almeno un centrocampista e magari un paio di esterni, non potendo, o volendo, avvalersi del tranne in casi emergenziali.

Un comportamento efficace, in costruzione, è quello ad esempio messo in pratica sempre in Roma-Cremonese da Kumbulla, non a caso più volte riconosciuto da Mourinho come il difensore in rosa con le migliori competenze di costruzione. Anche se dirlo dopo mercoledì pare quasi offensivo ma google, nelle sue ricerche, fortunatamente non risente dell'emotività del momento.

Nella situazione evidenziata, infatti, il centrale conduce con l'intento di attirare la pressione per poi, tramite Mancini, raggiungere finalmente Cristante alle spalle della prima pressione avversaria. Completata la costruzione, ora la Roma potrebbe svilupparsi in avanti. Cosa che non avviene per la scelta del 4 di andare da Celik, quindi orizzontalmente, offrendo alla Cremonese la possibilità, prontamente raccolta, di ricollegarsi sotto la linea della palla.

Ma la situazione, presa proprio dal cestino di quel Roma-Cremonese, spiega come sia realizzabile, e non legata alle motivazioni più abusate ("basso livello tecnico dei centrali") purché venga ricercata. E magari potrebbe essere più frequentemente esplorata se invece di muoversi in appoggio, finendo sotto la linea pressione, si ricercassero più spesso quegli smarcamenti definiti "di rottura", in grado di sgualcire le pressioni avversarie. E così, di colpo, affrontare i problemi e avanzare nel campo. Ancor più quando, come mercoledì, non basta azionare costruzioni dirette per far cadere il jackpot.