Post Match - Pericolose somiglianze

04/09/2023 15:23

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Tre giornate servono a guadagnare velocità, che ha la facile traduzione nei punti in classifica, ma soprattutto dovrebbero permetterti di capire su che macchina viaggi e quali saranno i percorsi più idonei alla tua meccanica per arrivare al traguardo prima degli altri, o almeno anticipando quelli che corrono con motori e gomme paragonabili alle tue. La preoccupazione che si è addensata sulla testa della Roma, se possibile, riguarda più il secondo aspetto che il primo.

Perché se l'episodicità di Salernitana e Verona aveva lasciato il dubbio del falso contatto su alcuni allarmi suonati, l'ora e mezza trascorsa sul campo insieme al Milan li ha disegnati chiaramente sulla mappa dell'Olimpico. Tant'è che dopo appena 5 minuti, quando Loftus-Cheek ha tagliato in due la morbida struttura difensiva della Roma, il ricordo di Candreva che attraversa indisturbato o quasi il blocco romanista ha tornato a far sentire il suo cattivo odore.

Perché se la straordinarietà del calcio è nella sua sterminata possibilità di combinazioni che rende ogni momento diverso dall'altro, alcuni scenari possono riproporsi. Come, ad esempio, quello di un possesso consolidato dagli avversari, quindi quando momenti di transizione, che siano positiva o negativa, sono abbastanza lontani nel tempo o nelle sue previsioni. Come accade contro il Milan, quando nel primo quarto d'ora la Roma sommerà meno di due minuti (1.49) col pallone tra i piedi mentre i rossoneri potranno gestirlo per 6'19".

E il vento di Loftus-Cheek sbatterà tra le finestre chiuse male della Roma dopo che nei precedenti 3 minuti, soltanto una volta un giallorosso riuscirà a toccare il pallone, quando Celik procurerà un fallo laterale dopo aver contrastato Theo Hernandez. Un aspetto che si ritrova anche nella situazione che porterà all'1-1 di Candreva, quando, seppur con tempi di possesso inferiore, il pallone stazionava regolarmente nella metà campo della Roma tra i piedi della Salernitana.

Le similitudini aumentano anche nella struttura della costruzione avversaria: di base, infatti, il Milan posizionava Calabria al fianco di Krunic, stringendo Theo agli altri due centrali in una forma "3+2" che è quella ricavata dalla Salernitana al momento dell'affondo decisivo, quando la libertà di movimento di Candreva lo faceva posizionare al fianco dell'altro costruttore di Paulo Sousa. Come alla 1ª giornata era stato Bove ad occuparsi della pressione su , centrale di sinistra, venerdì era Cristante, mezzala di destra della serata, a dover tamponare la prima costruzione di Theo.

Il desiderio di alzare la pressione romanista si scontrava però con l'efficacia dell'operazione, lasciando in imbarazzo la mezzala dove lo sviluppo stava prendendo forma: è Aouar, infatti, a trovarsi in mezzo tra Thiaw e Loftus-Cheek venerdì sera, c'era Bove invece a dover dipanare la questione tra Candreva e contro la Salernitana. In entrambi i casi, il romanista continuava nell'ambizione di uscire in pressione sul pallone scontrandosi però con le (scarse) probabilità di portare a termine il compito.

È qui che, di colpo, diventavano visibili ad occhio nudo alcuni difetti nei comportamenti difensivi della Roma che, ormai da tempo, ha decisi riferimenti sull'uomo. Che però, come in tutte le squadre di questa natura, a volte devono ricorrere tempestivamente al cambio di duello, in sostanza a scambiarsi le competenze di marcatura con un compagno, per non pagare il ritardo accumulato inizialmente proprio per l'inefficacia delle pressioni.

Sia la Salernitana, con Coulibaly che lascia all'oscuro dell'intervento Mancini, che il Milan, con Giroud che attira fuori Smalling e può banchettare per l'infelice posizionamento di Llorente, vanno a rifinire la loro azione nei mezzi spazi, dove spesso la Roma chiama uno dei suoi terzi di difesa a rompere la linea. E infatti, in entrambi i casi ci sono i mancati interventi risolutori di Mancini, contro la Salernitana, e Llorente contro il Milan, qui ingigantito anche dall'uscita di Smalling appunto.

Cambia la forma, da destra il Milan e grazie ad una triangolazione Loftus-Cheek-Giroud-Loftus-Cheek mentre da sinistra la Salernitana utilizzando una giocata che ha effetti simili a quella del terzo uomo con Candreva--Coulibaly (senza quasi toccare il pallone)-Candreva, non la sostanza: situazione di allarme in area romanista. Aggravata, per di più, dalla scarsa interpretazione collettiva della situazione. Se contro la Salernitana Smalling si consegna all'uno contro uno in zona rossa anche per la distanza accumulata rispetto all'uscita a duello di Mancini, contro il Milan Zalewski resta impegnato a gestire l'ampiezza occupata da Pulisic e Mancini viene allarmato solo quando Loftus-Cheek è ormai sulle soglie dell'area di rigore.

Due settimane possono essere lunghe, soprattutto a parole. Ecco perché vale la pena specificare che i dati di corsa registrati e riportati dalla Lega di Serie A al termine di Roma-Milan vedono stravincere i giallorossi. Che hanno percorso quasi 6 chilometri in più in totale (113 e spicci contro 107 e poco più) e, di questi, sono maggiori i volumi romanisti sia a basse velocità ("Jog", 40 a 39, arrotondando dai decimali), a media andatura ("Run", 63 a 59 sempre per i giallorossi) che a picchi più alti ("Sprint", 9.259 a 8.585). Per posare, almeno per una volta, leggi e miti sulla preparazione.