Post Match - Un gol lungo 9 mesi

12/02/2024 10:32

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - A chiusura del primo ciclo di esami da allenatore, Daniele De Rossi si è ritrovato davanti alla commissione più dura, quella vestita di nerazzurro che può guardare tutti dall'alto in basso. Si è seduto sotto la pioggia cercando di tenere lo sguardo dell'avversario il più a lungo possibile e, per un po', il gioco era incredibilmente riuscito tra fluidità di possesso e sinergia nelle pressioni. Poi il braccio dell'Inter ha fatto sentire tutto il peso dei propri muscoli fino a far sbattere le nocche della Roma sul tavolo. A far girare definitivamente il vento della partita, portandolo nella corrente favorevole all'Inter, è stato il gol del 2-2, con uno sviluppo che sta prendendo i contorni del trauma.

Perché Roma-Inter del finale della scorsa stagione, come Inter-Roma dell'andata e l'ultimo Roma-Inter di sabato, oltre al risultato, hanno un altro, ineluttabile, tratto comune: il bivio della partita passa su un traversone. Che è quel modo di rifinire lateralmente in cui, a differenza del più tradizionale cross, il pallone traccia una perfida traiettoria, generalmente radente al suolo, tra difensori e portiere avversario. Così da Darmian a Thuram sabato sera, come all'andata fu Dimarco per Thuram nell'atto decisivo e come, ormai 9 mesi fa, l'equilibrio dell'Olimpico fu rotto dal passante di Dumfries chiuso oltre Rui Patricio da Dimarco. Segnare un confine netto tra i meriti di chi l'ha realizzato e le colpe di chi l'ha subìto appare, come spesso nel calcio, un esercizio complesso. Partendo dall'assunto, statistico, che il traversone è uno dei mezzi più redditizi per convertire in gol una situazione con palla laterale.

Sabato la situazione incriminata scaturisce da una punizione battuta velocemente dall'Inter che trova la Roma svestita del 3-5-2 con cui, fin lì, aveva provato a respingere gli attacchi più posizionali della squadra di Inzaghi. Sul pallone di Calhanoglu, infatti, si nota ad occhio nudo la distanza estremamente permissiva tra le due linee da 4 della Roma, tra cui si accomodano infatti sia Barella, che riceverà il pallone, che Lautaro.

Qui Huijsen fatica a nascondere il desiderio di rompere la linea ma, dopo un rapido calcolo delle probabilità, desiste per mancanza di ragionevoli fondamenti che possano portarlo ad un intervento produttivo. Sarà comunque un passaggio che avrà un impatto sul risultato finale perché al momento di scoccare il traversone, Darmian, che si era potuto apparecchiare a piacimento per la posizione di partenza particolarmente stretta di Angeliño, non avrà alcun intralcio nel sottolineare il taglio che Thuram lascerà sulla marcatura di Mancini.

All'andata, in uno stadio differente, con un progetto di gara praticamente opposto, con altre mappe difensive e per di più protagonisti diversi, il risultato di 1-0 per l'Inter verrà scritto ancora su un traversone. Che stavolta sgorga dalla verticalizzazione di Calhanoglu che trova Dimarco sul binario di Kristensen. Qui, nonostante una linea di 5 (teoricamente) più composta rispetto alla situazione di sabato, Thuram può lavorare tra Llorente e Ndicka senza che nessuno dei due riesca ad assorbirlo. Anche a San Siro, come sabato, c'è il primo difendente, Mancini, che resta attirato dal precedente duello senza oscurare il passaggio verso le parti più intime dell'area romanista. La superiorità numerica che però la Roma aveva trattenuto a San Siro rende meno rimarcabile la scelta di Mancini rispetto a quella di Huijsen.

Ma la serie ha radici ancor più profonde, che arrivano fino al rettilineo finale della scorsa stagione, quando l'Inter passa all'Olimpico 2-0 nella 34a giornata. E, anche stavolta, si apre la strada proprio su un traversone. Ad innescarlo in questo caso è Dumfries, su idea di Brozovic e per gentile concessione della profondità da parte di Spinazzola, rimasto nel dubbio se accorciare in avanti per un'eventuale pressione o scappare all'indietro per tenere l'olandese. Dal lato più breve dell'area di rigore, Dumfries farà partire il passante che scucirà definitivamente la linea romanista costretta a scappare disperatamente verso la propria porta. A raccoglierlo, sullo spigolo più estremo della difesa giallorossa, ci sarà Dimarco. Per un gol che, di fatto, la Roma subisce da 9 mesi.