Post Match - La transizione ecologica

04/09/2024 14:33

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - La cura vitaminica della seconda parte di stagione conteneva alcune controindicazioni che a fine anno avevano prodotti valori sballati nelle transizioni. E l'estate non sembrava aver messo in circolo ancora adeguati anticorpi, tant'è che nelle prime tre giornate la squadra ad aver subìto più "tiri veloci", quelli che scaturiscono pochi secondi dopo dalla riconquista avversaria del pallone, rimane ancora la Roma, con 7, seguita da Torino (5), Atalanta e Milan (4). Ma domenica qualcosa si è mosso.

Perché davanti al salto più grande dell'inizio di stagione, la Roma ha montato dispositivi di protezione che le hanno reso meno lacerante la perdita del pallone. Ha inciso, inevitabilmente, il numero minore di attacchi o comunque di possessi avuti a disposizione rispetto alle gare con Cagliari ed Empoli ma quel dislivello atletico con cui la Roma spesso è stata chiamata a confrontarsi è stato silenziato da usi e comportamenti risultati più efficaci rispetto al passato.

A cominciare dalla scelta di mantenere una superiorità numerica nei posizionamenti o nelle marcature preventive più alta rispetto al solito. Poi, il moto di riaggressione si è mostrato più corale e, soprattutto, più immediato. In tempo reale, infatti, la squadra "rimbalzava" alla riconquista veloce del pallone, consentendole più volte di recuperare in zone di campo medio-alte.

L'utilizzo di Cristante come lucchetto su Vlahovic, affidandogli spesso e volentieri la marcatura preventiva del vertice avversario, il cui utilizzo determina la velocità della transizione avversaria, ha aumentato ulteriormente la stabilità romanista. Come nella situazione evidenziata sotto, la riaggressione romanista ritardava o quantomeno sporcava le traiettorie di ripartenza della Juventus, così da permettere a Cristante di far valere i propri argomenti fisici nei duelli con Vlahovic.

 

Quando l'organizzazione è saltata, se possibile, è emerso l'elemento più incoraggiante della serata di domenica. Il senso di responsabilità della squadra. Non quello dialettico, magari a favore di telecamere, ma quello pulsante, convertibile nell'immediato, delle corse all'indietro. Le più faticose e quelle che, prima dell'ultimo restyling, la Roma faticava a sostenere ripetutamente proprio per conformazione, ma che poi spesso misurano l'aderenza della squadra alla propria missione e che trasformano un piano gara ben congegnato in una strategia vincente.

Ed è qui che la Roma si è aggrappata quando ha rischiato di scivolare dalla scogliera, come quando al 10' quella preventiva spesso in dote a Cristante è toccata a Pellegrini che non è riuscito a nascondere la differenza di stazza con Vlahovic, con la conseguenza di un 4v2 in campo aperto per la Juventus. I lunghi recuperi in cui si sono immersi lo stesso Pellegrini, oltre a Cristante e Pisilli, hanno permesso, pochi attimi dopo, di rovesciare la situazione in 5v4 per la Roma.

E con contorni ancora più definiti l'aspetto è tornato nel recupero della partita, col cronometro che batteva il minuto 93, e da un calcio d'angolo arpionato da Di Gregorio l'antifurto romanista è scattato segnalando il 2 contro 2 a cui si trovavano sottoposti Celik e Angelino. Il "mutuo soccorso" (citazione) è scattato immediatamente, con Ndicka, Baldanzi e Zalewski che si sono rovesciati disperatamente all'indietro per spegnere il principio di incendio. L'azione finirà con un tiro dall'ingresso più estremo di un'area di rigore ormai già ripopolata da sentinelle romaniste. Perché, in uno sport di squadra, dividere le sofferenze moltiplica le possibilità di successo.