08/10/2024 10:33
LR24 (MIRKO BUSSI) - Dal giorno in cui un pallone fu messo in terra e giocato prevalentemente coi piedi, molto ruota attorno alla possibilità di creare superiorità. Da quella primordiale, numerica, l'evoluzione e lo studio della materia ha portato a classificarne altre: posizionale, perché ricevere in alcuni punti della struttura avversaria è di comprovata efficacia. Alcuni hanno teorizzato una superiorità qualitativa, determinata dalle capacità del possessore del pallone rispetto al proprio avversario diretto, di recente quella più discussa è la superiorità relazionale. Stabilita dalle connessioni tra più giocatori che in questo modo possono invalidare anche superiorità numeriche. Com'è successo anche domenica, in Monza-Roma.
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"Superiorità relazionale"
Il miglioramento delle combinazioni offensive ha incrementato la pericolosità dell'#ASRoma.
Le migliori occasioni hanno un aspetto comune: la prossimità di più giocatori al pallone, aumentando così le opportunità di relazione. pic.twitter.com/8hHrZNnvAg— Mirko Bussi (@MirkoBussi) October 8, 2024
La Roma ha mantenuto una struttura riconoscibile principalmente nelle fasi di costruzione, quando Cristante si sedeva al fianco di Ndicka, disponendosi a piede invertito, con Mancini e Angelino nelle ampiezze e Koné come vertice del 4+1 iniziale. Davanti, dai mezzi spazi di Pellegrini e Soulé, con Celik ed El Shaarawy nelle ampiezze più alte e Dovbyk come riferimento più avanzato, gli uomini di Juric sfumavano di frequente le loro posizioni.
Come nell'occasione che si tramuterà nel palo di Koné e nella ribattuta di Dovbyk poi cancellata dal Var al quarto d'ora. Nel settore centrale, durante lo sviluppo, in un raggio di 10 metri si contano 5 giallorossi opportunamente scaglionati: El Shaarawy che convergeva da sinistra, Pellegrini e Soulé che s'incontravano in centro, oltre a Koné e Dovbyk. Un intreccio romanista da cui il centrocampista francese ricaverà la piazzola utile a scagliare il tiro sul palo.
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Poco dopo, la capacità di riconvertirsi e di riconoscere le proprie funzioni risulterà determinante: qui inizialmente Koné attacca la profondità, per poi riciclarsi e stabilire un 4v4 intorno al pallone.
Parità numerica ma superiorità relazionale. pic.twitter.com/j6Zdgaba6W— Mirko Bussi (@MirkoBussi) October 8, 2024
Si riproporrà, in altro modo e forma ma con congetture simili poco dopo. Stavolta nel fazzoletto di destra ci sono Celik, Pellegrini, Soulé e Koné, quest'ultimo appena riconvertito dopo un iniziale attacco alla profondità. Da qui, come nel fotogramma sopra, la parità numerica disposta dal Monza viene disarcionata da una superiorità relazionale dei romanisti: Koné esce dal recinto del 4 contro 4 per andare da Cristante che ha appena scannerizzato (foto sotto) il panorama offensivo davanti a lui e può sincronizzarsi istantaneamente al movimento di Pellegrini, ora riciclatosi in un attacco alla profondità ingestibile per il Monza.
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Qui la Roma schiaccia il Monza negli ultimi 30 mt, spingendo avanti anche Ndicka e Mancini per motivi preventivi.
Si nota ancora forte densità intorno alla palla, lo scanning di Cristante che apre una splendida giocata al terzo per il tiro di Pellegrini. pic.twitter.com/FF4Fwl2oxF— Mirko Bussi (@MirkoBussi) October 8, 2024
Succederà di nuovo, nel secondo tempo, quando in seguito a un attacco prolungato la Roma finisce con tutti i suoi giocatori di movimento negli ultimi trenta metri del Monza. Anche Mancini e Ndicka sono lì per far da sentinelle preventive sui vertici avversari schiacciati a difesa della propria area.
Quando il pallone è sul centro destra, adagiato tra i piedi di Soulé, si contano almeno 5 romanisti nelle immediate vicinanze. Una densità, raddoppiata dalla presenza paritaria del Monza, che viene dipanata dalle connessioni (relazioni, appunto) romaniste, che domenica in alcuni casi, come questo, hanno mostrato passaggi in fibra. Spicca nuovamente la preveggenza di Cristante: l'attimo prima di ricevere il pallone ha fotografato la situazione offensiva con opportuna rotazione del collo, così da poter velocizzare le manovre e scatenare, con Dovbyk, una luccicante giocata al terzo uomo, Pellegrini, nuovamente riciclatosi in uno smarcamento per finalizzare.
Superiorità relazionale. Che poi, invece di allungarsi a scriverne, avremmo potuto direttamente mostrarla così, grazie a chi l'ha teorizzata ormai vent'anni fa.