Post Match - Semplicemente Ranieri

15/11/2024 15:51

LR24.IT (MIRKO BUSSI) - Era il 1986 quando Claudio Ranieri avviò la sua storia da allenatore, alla Vigor Lamezia. Raccontano sia stato vittima di una congiura ordita da una sorta di procuratore locale che, nel giro di sei mesi, lo portò all'esonero. Era il campionato Interregionale. A fine 2024 c'è ancora un disperato bisogno di Ranieri e il suo nuovo contratto d'allenatore scadrà al 30 giugno 2025, quando saranno passati 39 anni dalla prima volta.

"Io cambio come cambia il calcio. Mi adeguo, mi aggiorno con le ultime tendenze. La mia forza è proprio il cambiamento", disse in un'intervista a Repubblica ad agosto 2023. Proprio questa apertura non gli fa guardare di buon grado la rigidità di quelle ultime tendenze: "Non sopporto che per forza di cose si debba iniziare l’azione dal basso. Non lo capirò mai. Tanto poi tutti studiamo come impostano gli altri e cerchiamo subito di rubare palla".

Per poi sintetizzare il tutto così, sempre nella stessa intervista: "Il calcio è semplice, sono gli allenatori a renderlo difficile". Rinvio del portiere, tiro, gol: è questa "l'azione più bella" secondo Ranieri. "Rapido e indolore".

L'ultima opera di Ranieri, la salvezza del Cagliari nella passata stagione, aveva tratti dominanti del dna dell'allenatore che ha da poco spento 73 candeline: la distanza media dei passaggi era la più lunga della Serie A, 58 metri. La percentuale di possesso palla la seconda più bassa del campionato. L'area avversaria veniva inondata da cross: 125 quelli a fine stagione, il dato più alto tra tutte le squadre italiane.

A settembre scorso, infatti, Ranieri non aveva nascosto le sue preferenze: "Più di tutto mi è piaciuto, e molto, il Parma. Davanti sono notevoli, Bernabé è un gran bell’organizzatore di gioco. Pecchia ha messo in piedi una squadra davvero divertente. Complimenti". Una delle squadre più voraci nel ribaltare il campo e raggiungere l'area avversaria.

La creatività, infatti, non è un risultato di sistema ma la forniscono i giocatori, messi al posto giusto. Esternamente, dove possono sfogare la loro abilità nell'uno contro uno e garantire accessi all'area di rigore. Successe anche nel 2019, nel secondo passaggio alla Roma: quella squadra, che più spesso si presentava vestita 4-4-2, o 4-2-3-1 che dà un tono più alla moda, altre con tre centrocampisti, brillava quando poteva azionare i propri puntatori seriali esterni.

El Shaarawy o Perotti da un lato, Kluivert o Under dall'altro: da qui si aprivano le porte dell'area. Una collana di gol progettati esternamente: El Shaarawy contro l'Inter e Zaniolo con la Fiorentina quelli messi ad esempio, oltre allo sviluppo contro il Cagliari finalizzato da Pastore. Passaggi ridotti allo stretto necessario per quello che è l'obiettivo madre: l'area di rigore, la porta, lo scopo ultimo del calcio.

Ma sugli effetti di un cross sempre El Shaarawy punì anche il Genoa in quell'ultimo tratto di stagione, Florenzi contro la Juventus dopo una triangolazione dalla destra con Dzeko, infine Perotti nell'ultimo atto contro il Parma grazie al cross di Under. Se El Shaarawy c'è ancora, seppur 32enne, il nome che s'associa più facilmente all'idea è quello di Soulé, "che calcia come Zico o Maradona", per dirla con le parole di Ranieri che ne ha sofferto i colpi sia all'andata che al ritorno nella passata stagione. Tra un cross e un uno contro uno letale, anche graffi da palla inattiva, sempre necessarie nell'arsenale di squadre del genere.

Claudio Ranieri, solidità difensiva. Questa l'associazione di idee elevata a luogo comune. Ma nell'ultimo periodo l'"asseribilità garantita" dall'affermazione è stata sgranata: il Cagliari ha chiuso lo scorso campionato con 68 gol subiti, appena uno in meno del Frosinone di Di Francesco, accompagnato, al contrario, da generalità opposte più che differenti.

In più, il Cagliari, dopo la Salernitana, era la squadra che concedeva i tiri più pericolosi: 0,11 il dato di xG medi delle conclusioni avversarie. Solo la Fiorentina, inoltre, subiva tiri in porta da distanze più ravvicinate: mediamente al Cagliari si calciava da 14,8 metri. E anche il traghettamento finale nel 2019 aveva mostrato un calo d'impermeabilità, spesso risolto da un finale di stagione di Mirante, al posto di Olsen, particolarmente redditizio. Il blocco con due linee da 4 lasciava comunque disponibilità di spazi intermedi in cui gli avversari trovavano facilità negli smarcamenti, come nell'immagine tratta da Roma-Udinese di quel periodo. E spesso si rischia di confondere la densità difensiva, il mantenere tanti uomini sotto la linea del pallone, con una superiorità numerica che invece veniva girata a favore dagli avversari, come nel gol di Perisic liberatosi all'estremo della linea difensiva romanista, tutta già impegnata in duelli.

 

Fare le cose semplici, magari si riveleranno anche quelle giuste. Semplicemente, Ranieri.