LA SFIDA NELLA SFIDA: De Rossi vs Conti

10/09/2010 18:48

Daniele non ha l’ombra ingombrante di un babbo campione del mondo e già idolo della tifoseria  ma deve comunque strapparsi dal collo il cartellino “raccomandato”, la conclusione più facile da sottoscrivere quando si giudica un ‘debuttante’ con il padre già inserito nei quadri tecnici di Trigoria. Daniele da Ostia lascerà la parola al campo: 321 presenze e 40 gol unite ad un attaccamento alla maglia svuotano ogni pregiudizio e ne giustificano l’irruzione come simbolo della squadra al pari di , di cui diventa erede naturale della fascia di capitano.

CONTI Giovane di belle speranze cresciuto nel settore giovanile giallorosso per Daniele la Roma è un ricordo dal sapore agrodolce. Sulla via di Trigoria, il centrocampista oggi 31enne, scoprì presto l’effetto che fa portare sulle spalle le identiche 5 lettere che per quasi un ventennio (dal ’73 al ’91 escluse le parentesi di due stagioni al ) infiammarono l’Olimpico e divennero iridate con il trionfo nei mondiali spagnoli dell’82, quando papà Bruno fu per tutti Marazico. Poco più che un bambino di 3 anni, all’epoca Daniele non poté realizzare che la Coppa del Mondo alzata dal padre e la conquista del secondo scudetto giallorosso, rappresentavano per lui una tremenda complicazione verso un futuro romanista. Ancor di più quando le caratteristiche tecniche sono antitetiche: il mancino sopraffino del papà, è un educato ma nulla più nella prole. Bruno, fisico agile e minuto, scendeva chioma al vento sulla corsia laterale confezionando assist e gol. Da par suo Daniele, dotato di maggiore fisicità, rompe e cuce il gioco a metà campo. Così il sogno s’interrompe nell’estate del ’99 quando finisce al Cagliari. Il primo anno si tramuta in incubo: i rossoblù retrocedono in serie cadetta dove rimarranno per altri quattro anni. Sembra il preludio ad una carriera sbiadita di provincia.

Al contrario, da lì scatterà la risalita degli isolani e di Daniele divenuto nel frattempo punto fermo nell’11 titolare. Dopo aver riconquistato la serie A nel 2004/05 dimostrerà di essere un calciatore da massima serie, seppur non possieda l’estro paterno. Ma c’è di più, Conti riscrive la propria trama calcistica e diventa quasi un’antagonista della Roma. Lo testimonieranno il temperamento con cui il centrocampista affronterà da lì in poi i giallorossi, quest’ultimi saranno la sua vittima preferita: in 11 incontri 3 volte esulterà (con notevole enfasi) di fronte alla sua ex squadra. L’ultimo in ordine di tempo lo scorso Cagliari-Roma, in cui acciuffò il 2-2 finale con una zampata da pochi passi, dopo che si era reso protagonista di un accesso diverbio con . Ulteriore prova di come la sfida contro i giallorossi non sia mai una partita qualunque.

Rispetto a Conti, Daniele da Ostia è riuscito a coronare il suo sogno fino in fondo. Di certo l’ombra del padre non era così estesa e scomoda come quella di Marazico, tuttavia non è stata in discesa la strada per il biondo centrocampista. La prima maglia della prima squadra indossata da è già qualcosa di speciale, ha infatti cucito sul petto lo scudetto conquistato nella stagione precedente. Fabio Capello, allora tecnico romanista, stravede per lui così da battezzarlo addirittura in una sfida di , nella quale DDR, appena diciottenne, rileva Tomic. Per il debutto in campionato dovrà attendere l’anno successivo, con il quale arriveranno anche i primi gol: il primo è già una perla, secco dai 25 metri che non lascia scampo al del Torino. Centrocampista moderno in stile inglese, per via di quel binomio sostanza-senso del gol retaggio di un passato da attaccante nelle giovanili. Negli anni successivi guadagnerà sempre più spazio e, in virtù di una straordinaria dedizione alla causa, anche i gradi di vice capitano. Dopo l’inizio da centrocampista con libertà di inserimento, l’arrivo di Luciano Spalletti lo indietreggiò di qualche metro facendo apprezzare a tutti anche le sue capacità a protezione della difesa.

Tutto questo va unito a quella grinta dimostrata in ogni sfida, a quel sublime attaccamento alla maglia, a quelle corse sfrenate sotto la Sud dopo i gol che gli hanno permesso di affiancare il totem nell’immaginario dei tifosi. Con il capitano giallorosso conquisterà due edizioni di Coppa Italia ed una Supercoppa in maglia giallorossa, oltre alla Coppa del Mondo alzata al cielo di Berlino nel 2006. Proprio la storia con la nazionale è costellata da impennate e scivoloni con conseguente gogna mediatica senza esclusione di colpi, proprio come fu per il precursore di Porta Metronia. Il suo mondiale del 2006 venne macchiato da una gomitata a Mc Bride che gli costò l’espulsione e la . Ritornato per la finale contro la Francia si riscattò spedendo all’incrocio il terzo rigore della serie finale.

e Conti di nuovo contro. I due hanno incrociato i tacchetti in 11 occasioni per un bilancio di 6 vittorie per il giallorosso, 3 pari e 2 vittorie per il rossubù. Conti, in dubbio in settimana alla fine ci sarà e stasera saranno nuovamente uno di fronte all'altro, ingabbiati come sempre in quel cerchio di centrocampo che è la loro dimora naturale. Entrambi con un sogno in comune: coronato da uno, mandato in frantumi dall’altro e per questo in cerca di rivalse.

 

                            STATISTICHE A CONFRONTO

                                                              Conti

Data di nascita:            24-7-1983                              9-1-1979

Altezza:                            184 cm                               178 cm

Peso:                                     82 kg                               71 kg

Nazionalità:                       Italiana                              Italiana

Presenze in A:                     222                                  200

Gol in A:                                 27                                     23



Mirko Bussi