LA SFIDA NELLA SFIDA: Totti vs Cassano

06/05/2011 15:51

Ma è esistito qualcosa di oltre, di superiore. Provate a mescolare abbondanti dosi di visione di gioco, altrettante di dribbling, il tutto in spazi e tempi minimi tra qualche colpo di tacco e qualcun altro di suola. Avvenne a Roma, inizio millennio, quando il destino (e 60 miliardi…) ricongiunsero due assi al mondo da un parto calcistico gemellare. Immaginate di mettere una basilica nelle mani di Borromini e Botticelli contemporaneamente, oppure affidare le sorti di una guerra a Cesare e Annibale uno al fianco dell’altro. Un’utopia: declinare il genio al plurale. L’hanno fatto e Antonio Cassano. Quest’ultimo, scintillante talento del Bari, raggiunge nella capitale l’altra metà per realizzarsi. Incantevoli da soli, diventano magnifici insieme. L’uno serviva all’altro per manifestarsi in tutta la sua straordinarietà tecnica.

Fino a qui il ‘rosa’ di una diade dall’estro radioso. Ma c’è anche un lato oscuro, meno fiabesco: la convivenza nel tempo. Dopo 5 anni il Grande Raccordo Anulare non basta per contenerli entrambi. Cassano, già ai margini della Roma, rompe definitivamente l’idillio con e con i giallorossi. Va via in sordina, quasi sottotraccia nonostante stia per approdare al top del calcio europeo: il Real Madrid. Il resto è storia recente con la continua ascesa nell’apogeo romanista per che sottoscrive record su record, mentre l’ex compagno passa dai galacticos agli ordinari mestieranti blucerchiati nel giro di due stagioni. Prima di ammaliare un’altra grande e trasferirsi al Milan nel mercato di gennaio.

CASSANO Faccia impertinente dai tratti palesemente adolescenziali, capelli a spazzola, un colpo di tacco per controllare il lancio chilometrico di Perrotta prima di infilarsi tra Panucci e Blanc (totale: 1526 presenze ai massimi livelli) e battere Peruzzi. Si presentò così Cassano Antonio da Bari, anni 17 e mezzo, al grande pubblico. D’altronde lo scarso gradimento per le mezze misure l’aveva già fatto intuire alla nascita: 12 luglio 1982, qualche ora dopo la finale mondiale tra Italia e Germania Ovest che vide gli azzurri laurearsi per la terza volta campioni del mondo. Sulle biografie si racconta che iniziò alla Pro Inter, società dilettantistica del capoluogo pugliese, tuttavia la ‘scuola calcio’ Cassano l’ha trascorsa tra i vicoli di Bari Vecchia. Non proprio un campo in sintetico di quinta generazione. Qui, tra panni stesi e cemento, i ragazzi più grandi cominciano a litigarselo per averlo in squadra.

Baricentro basso, eccellenti doti di dominio della palla che gli permettono di tenerla incollata al piede anche nei continui cambi di direzione. Cassano trasporterà quello stile di gioco da partita con gli amici, nelle sfide di serie A. Con la stessa irriverenza lo trovi a ‘scartare’ i compagni di scuola oppure i difensori del massimo campionato. San Siro o i vicoli di casa, per lui fa lo stesso. Nel 2001 sulla seconda punta di 19 anni ci sono le grandi d’Italia: Roma e gli piombano addosso. Sceglierà la capitale, perché mamma sa che a Torino il sole è un evento e con la maglia giallorossa c’è il suo idolo, . 4 stagioni e mezzo all’ombra del Colosseo per dar vita, insieme al capitano romanista, ad una coppia d’attacco che stravolge le moderne concezioni tattiche. Nessun attaccante di peso, nessun riferimento avanzato: solo i loro scambi, i loro movimenti sintonici, le loro invenzioni per mettere a soqquadro i sistemi difensivi avversari. 161 presenze, 52 reti e una nuova voce iscritta nel vocabolario: le ‘cassanate’. Lo coniò Capello per definire quei comportamenti fuori le righe del barese.

Partito il tecnico del terzo scudetto, Cassano è ingestibile per i tecnici che si alternano a Trigoria. L’ultimo è Spalletti che prima lo degrada da vice-capitano e poi lo esilia ai margini della rosa. Andrà in Spagna, nel club per antonomasia: il Real Madrid. Si presenta con un giacchetto che di galacticos aveva ben poco e qualche chilo in più. Gol al debutto (un marchio di fabbrica), un feeling mai nato con l’entrenador dei blancos Lopéz e un soprannome “gordito” che è tutto un programma. Ritrova Capello dall’estate successiva, ma non basta. Cassano è irrequieto, dichiarerà di “aver pensato a tutto tranne che al calcio nel periodo di Madrid”, nel frattempo portava avanti il conteggio-rivincita con la vita perché “ad oggi mi sono fatto 17 anni da disgraziato e 9 da miliardario, me ne mancano ancora 8 prima di pareggiare”. Aveva smesso di fare il calciatore. Servì la Liguria e l’affetto della Sampdoria che lo accoglie come un re. E’ quello di cui ha bisogno Cassano, sentirsi amato e stimato incondizionatamente. Tornò fenomeno. Orecchiette a cena con Garrone e Carolina, la pallanuotista che gli ha rubato il cuore, la sua ricetta per l’illusione di un nuovo Cassano. Durata 3 stagioni e mezzo e conclusa con un’altra ‘cassanata’. Quindi il Milan, a cui viene praticamente regalato lo scorso gennaio. 21 presenze e 4 reti finora in maglia rossonera, con una certezza: Antonio è questo, prendere o lasciare.

TOTTI L’altro è quello che il primo (forse) sarebbe potuto essere ma non è stato. Ennesima dimostrazione di una tesi già ampiamente convalidata: al calcio si gioca con la testa prima che con i piedi. E’ il segreto di 18 anni monotematici e sempre ad alto livello del numero 10 romanista. Giunto a Trigoria da bambino biondo, ne uscirà con caviglia e ginocchio pieni di viti ma con una collezione di record invidiabile. L’ultimo, neanche una settimana fa, quando sul campo che ammirò gli inizi di Cassano, si è messo alle spalle anche tal Baggio Roberto, superandolo nella classifica dei migliori marcatori di sempre in A. Dopo quasi un ventennio da primo della classe, qualcuno gli aveva già prenotato un posto nel passato per raggiunti limiti d’età. E’ bastata metà stagione per riprendersi il posto da titolare nell’attacco di Montella a suon di gol e prestazioni. 14 solo in serie A, per eguagliare il bottino nazionale della scorsa stagione, doppiette a raffica e una forma fisica che neanche a vent’anni. Quanta basta per gridare al mondo che il Re di Roma non è morto. In inglese, affinchè il messaggio sia comprensibile a tutte le latitudini. Lunga vita al Re.

Francesco e Antonio, stelle complementari che furono splendidi insieme sabato si ritroveranno su quel prato che ha ammirato i loro scambi ripetuti, i loro dribbling e le loro intuizione per 4 stagioni. Dopo anni, nei quali si è preso i numeri dalla sua parte, mentre Cassano di quei numeri forse non saprebbe cosa farsene. A Roma si ritrovarono già nel 2008. Solo qualche minuto per entrare in un Olimpico versione piscina e scherzare come i vecchi tempi. Quasi un segno divino che si opponeva a vederli contro nel teatro che fu loro. Nel recupero di quella sfida fu assente. Si dovette attendere un anno, fino al 25 aprile 2010, con la Roma prima in classifica e la Samp del barese in corsa per un posto in . Si trasformò in tragedia: Antonio da Bari strappò lo scudetto alla Roma consegnandolo all’Inter. L’appuntamento è fissato per sabato, ci sarà, Cassano chissà.



                             STATISTICHE A CONFRONTO

                                                      Cassano

Data di nascita:     27-9-1976           12-7-1982

Altezza:                      180 cm                 175 cm

Peso:                           80 kg                     73 kg

Nazionalità:              Italiana                  Italiana

Presenze in A:             471                     278

Gol in A:                        206                        84  



Mirko Bussi