LA SFIDA NELLA SFIDA: Totti vs Toni

30/08/2013 20:04



CHI VA E CHI RESTA - e Toni, così vicini letteralmente, così lontani nei fatti. Per il romanista, infatti, a Livorno è iniziata la 22esima stagione della sua carriera, con la maglia-moglie di sempre, mentre Luca da Pavullo nel Frignano con il gialloblu del Verona ha fatto 15, forse chiudendo un cerchio che proprio con quei colori, ma del Modena, aveva iniziato il suo percorso da professionista. Più per necessità, che per altro, Toni è stato spesso in viaggio, e ora il grafico della sua carriera assomiglia ad un elettrocardiogramma: a Palermo si rivela, a Firenze prende forma, a Monaco si completa, prima di riscendere tra Roma, , , Al-Nasr, ancora . Tutte tappe che anche ha conosciuto ma solo perché avversarie della sua squadra.



LOTTA DI RUOLI – Diversi fuori come dentro al campo. Se è stato tra i primi interpreti del “finto nueve”, unendo in sé quello che prima veniva diviso tra trequartista e prima punta, Toni rappresenta l’immagine più antica del centravanti corazzato che un tempo popolava ogni area di rigore. La diversità nasce dall’impostazione filosofica: è un collezionista, con una galleria di gol d’arte che merita di arricchirsi solo con opere di pari valore; Toni è costretto ad arrangiarsi con quel che madre natura gli ha lasciato e quindi un gol è uguale all’altro, che sia prodotto da uno stinco lasciato lì per caso piuttosto che da un colpo a giro. Nei numeri, comunque, il confronto stenta a tenersi a galla: 111 gol in Serie A per il 9 vecchio stampo, oltre a 48 in Bundesliga e 3 negli Emirati Arabi, contro i 227 del 9 futurista.



FRITTI, SCAMPI E…PIANTI – Eppure le strade dei due si sono unite per 6 mesi. Accadde nel mercato invernale del 2009-10, quando Toni si trasferì a Roma per aiutare il capitano giallorosso nella rincorsa all’Inter. Divennero "To-To", una coppia che funzionava alla meraviglia per i titoli dei giornali, meno all’esame del campo. Dalla Germania, dove era finito fuori rosa con il poco accomodante van Gaal, Toni portò con sé anche un motivetto ripetuto in loop nella scalata romanista che stava per diventare leggenda il 27 marzo del 2010 quando una girata meravigliosamente scoordinata del numero 30 atterrò l’Inter all’Olimpico.

L’illusione si dissolse in lacrime nella trasferta di Verona all’ultima giornata quando il 2-0 dei giallorossi, senza Toni, risultò inutile per via della vittoria nerazzurra. Si abbassarono le note del “Numero uno”, i “To-To” abbandonarono le prime pagine e i due ripresero la strada di sempre.

Mirko Bussi