03/01/2014 17:35
APOSTOLO TAR Ha vinto molto il primo. Cinque campionati (tre consecutivi), una Champions League, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e quattro Supercoppe. Tutto con la Juventus. Strano a dirsi, il pur ricco curriculum rischia non servire e il tirocinio prima dellassunzione nellazienda di papà è breve proprio quanto previsto. Il destino lo porterà a Torino, ma prima un paio di esperienze altrove, anche di qualità. Un anno da vice di De Canio a Siena, 2005-2006, poi la prima fila ad Arezzo, la panchina dellesordio. Non è linizio da sogno tipico dellenfant prodige: esonerato e poi richiamato, Conte retrocede in Lega Pro con gli amaranto, che senza la penalizzazione post Calciopoli ce lavrebbero anche fatta. Un destino poco elegante condannerà lArezzo con la decisiva vittoria dello Spezia contro la Juventus: la Vecchia Signora si trasforma in un Bruto moltiplicato per 11, un Giuda rivoluzionario che ha convinto tutti gli Apostoli, tranne uno (tenetelo a mente). Una vera blasfemia, quella bianconera, che Conte sintetizza così: Nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che adesso ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito". Nel frattempo, un tredicesimo apostolo di nome TAR conferma i 6 punti di penalizzazione che condanno alla Serie C lArezzo. Non brucerà a lungo quel 2007.
TRADIMENTI PUGLIESI Nato e cresciuto a e nel Lecce, Conte conosce bene la rivalità con i conterranei di Bari, pochi chilometri più a Nord. Se la ricorda nella stagione 2007-2008, quando guida i galletti ad una tranquilla promozione condita dalla vittoria nel derby con i salentini. Subirà poi unaggressione durante la partecipazione ad un torneo di beneficenza. A ciò segue una stagione trionfale: Bari in Serie A nel 2009 da primo in classifica. Il commento a caldo: Sogno la Juventus? Ci sono stato 13 anni, ma fa parte del passato. Sono un allenatore, ora. Io conto sui miei giocatori, quelli che vanno in campo sono miei soldati.
SEGNA: BIANCONERO X2 Prima una poco memorabile esperienza a Bergamo, poi Siena e ancora una promozione in Serie A nel 2011. Poi arriva la chiamata. Quella chiamata che aspetti anche un po a rispondervi, così per gustare lattesa. La Juventus lo chiama nel 2011 e Conte firma un biennale. Fa parte del passato, diceva. Con la Juventus polverizza avversari e record: imbattuto nel primo anno, due scudetti consecutivi, due Supercoppe Italiane. Confermata lallergia alla Coppa Italia: ne vince solo una da giocatore, nessuna da allenatore.
SHHH TORIA Una storia silenziosa quella di Rudi Garcia. Squadre di basso livello, nessun trofeo di rilievo e una schiena che mette fine ad una carriera da calciatore forse mai davvero iniziata. Ma il silenzio è utile, permette di vedere e ascoltare e Rudi è una spugna. Ha il curriculum di un neolaureato entusiasta e con i tagli da rasatura sul mento: dunque parte come vice al SantEtienne, di cui prende la panchina, la prima, nel 2001/2002. Ultimato lo stage, ecco le prime soddisfazioni: al Digione ottiene una promozione al secondo tentativo nel 2004. Poi un 4°, un 5° e un 8° posto con i biancorossi. Una coppia cromatica che tornerà.
PIAZZA (POCO) GRANDE La storia si fa sogno e Rudi Garcia va a Lille, dove lo aspetta il successo. Prima, una tappa a Le Mans, con un nono posto nella Ligue 1 dominata dal Lione di Karim Benzema. Poi in biancorosso, la vicenda è nota: 5° posto nel 2009, 4° nel 2010 e scudetto nel 2011. A trascinare il Lille sono Gervinho (15 gol), Moussa Sow (25 gol) e il giovanissimo Hazard. Conclude la sua esperienza nella città della Grand Place con un 3° e un 6° posto.
SALTI Un passo lungo quello di Garcia. Il tecnico francese salta a pie pari verso Roma e non si ferma più: 10 vittorie in altrettante partite in avvio, la frustrazione degli avversari dominati e impotenti davanti ad una fame che, in effetti, deriva da un digiuno lungo 2 anni. Garcia libera la Roma da tutti i 26 maggio della storia e poco contano pareggi e prestazioni poco convincenti: lui è artefice e parte integrante del ritrovato giallorosso.
PAROLE
COME PARLANO, ARBITRI Tanto, troppo diversi. Plateale e teatrale Conte, riflessivo e ficcante Garcia. Ma a volte, come tutti gli allenatori, si lasciano andare riguardo gli arbitraggi. Lo stile è differente, però: Gli errori dell'arbitro hanno condizionato la partita, cera un rigore su Vidal per esempio, è il virgolettato dello juventino dopo la gara con il Real Madrid. Risponde lomologo romanista: Abbiamo preso gol con Benatia che era arrivato per primo sulla palla e il giocatore del Toro (Meggiorini, ndr) era dietro. Gli allenatori a volte sbagliano, così anche gli arbitri. Ma non fa niente". Un tono piccato per il primo, quasi rassegnato il secondo. Magari centra qualcosa con le abitudini.
COME PARLANO, LA SQUADRA Ricordiamo un Garcia paterno con Pablo Osvaldo, prima della cessione: Per me ha sbagliato, non deve rispondere ma è duro quando si ricevono insulti. La Roma sarà più forte con lui. Conte si coccola i suoi dopo la gara con il Real Madrid: "Chiellini in calo? Ha fatto un errore, ma è un esempio a prescindere, per tanti". A prescindere, proprio come ha difeso il proprio stopper dopo l'intervento scomposto su Bergessio. Pulvirenti, numero uno del Catania, attacca il bianconero, Conte risponde per lui: "Chi parla di Chiellini deve sciacquarsi la bocca". A prescindere, appunto.
COME PARLANO, GIORNALISTI - Qui le strane si dividono: Conte non vede di buon occhio la stampa, Garcia cerca un dialogo pur non disdegnando la stoccata singola. Memorabile un virgolettato del bianconero: "Certi giornalisti dovrebbero smetterla di inventare notizie", in riferimento a presunti attriti con Marotta. Se l'è presa anche con Graziano Cesari di Mediaset, dopo un Juve-Cagliari con rigore sospetto nel finale: "Ma porco cane se questo non è rigore, Graziano, io proprio non lo so. Ma devo sentire voi che cambiate il regolamento?!". Di Garcia c'è poco o niente, in questo ambito. E' da citare l'ormai famoso episodio con Pallotta: infiltrato tra i giornalisti, il presidente giallorosso porge una domanda al suo tecnico, che risponde divertito e scherza con i gcronisti presenti: "Oggi non c'è una domanda sui cinesi o sullo stadio?", facendo riferimento agli argomenti caldi di quei giorni.
COME GIOCANO - Partiamo da una similitudine: Garcia e Conte, attualmente, basano il loro gioco sulla linea mediana eterogenea e completa, tipica del calcio moderno: centrocampisti di rottura, incursori e registi con qualità ben precise ma spesso mischiate nello stesso calciatore. E' il caso di Vidal, De Rossi, Pogba e Strootman, i giocatori a tutto campo dei due schieramenti. Le difese sono accomunabili: Barzagli-Bonucci-Chiellini e Benatia-Castan rappresentano peso e fisicità senza eguali in Serie A. In attacco le prime differenze: alla Roma manca un centravanti puro come Llorente, pur avendo Destro delle caratteristiche simili; alla Juventus manca una gazzella come Gervinho, capace di saltare sempre l'uomo, anche se Tevez spesso si dilunga in dribbling sulla trequarti; ai bianconeri manca il genio di Totti in attacco, pur avendo un cervello fino come Pirlo a centrocampo. Garcia predilige un 4-3-3 con il capitano giallorosso a tutto campo, mentre Conte privilegia il 3-5-2 con tre mediani puri dietro le punte e due esterni di corsa più che di qualità. In porta c'è il meglio dell'attuale Serie A: Buffon, gigante ora umanizzato da qualche errore, e De Sanctis, rinato dopo l'addio al Napoli.