19/04/2014 16:15
LAROMA24.IT – Tra Montesacro e Ostia sfrecciano 17 uscite del Grande Raccordo Anulare e una manciata di treni e metropolitane, di quelle che fanno bestemmiare i pendolari in ritardo e divertire i liceali accaldati dopo i primi bagni Un po’ più in là, sulla Pontina, c’è Nettuno, che a fine luglio ‘95 sembra Miami: spiagge piene e parcheggi nemmeno a pagarli oro. Oltre a un’estate in piena regola sta andando in scena il campus estivo targato As Roma di Bruno Conti: un’occasione imperdibile per chi ha intenzione, bambini, ragazzi o genitori, di mettersi in luce davanti al padrone di casa, Marazico. In fila, tra sudore e sogni di gloria, ci sono due ragazzini di 12 e 11 anni, completamente diversi: Daniele De Rossi ha gli occhi chiari e i capelli biondi lunghi, baciato dal caldo, concentrato e stretto tra le spalle sicure dei suoi genitori; Alberto Aquilani, moro, quasi pasoliniano, ride con lo zio e continua a palleggiare.
A TRIGORIA - I due si ritrovano 4 anni più tardi. Ormai adolescenti, per loro il sogno di giocare nelle giovanili giallorosse è diventato realtà. Daniele giostra da centravanti, Alberto da regista di centrocampo. Salutate rispettivamente l’Ostiamare e lo Spes Montesacro, vedono sfilare tra i corridoi del Fulvio Bernardini mostri sacri come Capello, Totti e Montella: personaggi che in un modo o nell’altro torneranno fondamentali nelle loro storie, che per 14 anni correranno parallele.
CAPELLO - L’esordio in Serie A avviene proprio con l’allenatore di Gorizia in panchina. Prima De Rossi, che assaggia subito l’Europa: è il 30 ottobre 2001 e la Roma, con lo Scudetto sul petto, pareggia in casa con l’Anderlecht 1-1. Il centrocampista (ruolo assegnatogli da Mauro Bencivenga), prende il posto di Ivan Tomic al 71’. Ma è il 10 maggio 2003 che i due non dimenticheranno mai: in una bellissima giornata di primavera, a campionato quasi finito, De Rossi gioca la sua prima da titolare contro il Torino e segna con un bolide dai 25 metri che fa sobbalzare anche Franco Sensi; Aquilani fa il suo esordio, gettato nella mischia nei minuti finali al posto di Emerson, prima di andare in prestito per un anno a Trieste.
INSIEME - I due diventano nel giro di pochi anni scudieri di Francesco Totti e di una Roma che prima fatica, perde e si perde con Voeller, Del Neri e (ancora lui) Bruno Conti, poi rinasce e stupisce con il calcio spettacolo di Luciano Spalletti. De Rossi e Aquilani sono complementari, si integrano e costruiscono una mediana di tutto rispetto con David Pizarro: incontrista l’uno, mezzala vecchio stampo l’altro, i due collezionano 4 secondi posti, 2 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Le emozioni corrono veloci, come la corsa dei due sotto il settore giallorosso dopo il rigore di Daniele contro l’Inter in Supercoppa e quella sotto la Sud di Alberto nel derby delle 11 vittorie.
RADICI - La storia s’interrompe l’8 agosto 2009, quando Aquilani viene ceduto al Liverpool per 20 milioni di euro più bonus, lasciando strascichi polemici sulla proprietà giallorossa, rea di averlo lasciato andare a cuore troppo leggero. La stagione dei Reds è da dimenticare ma quella del centrocampista è positiva, nonostante la lunga serie di infortuni alla caviglia. Un anno dopo è in prestito alla Juventus, poi al Milan. E’ con la maglia della Fiorentina però che sembra rinascere: Vincenzo Montella punta su una mediana tutta qualità con Pizarro e Borja Valero, e lui risponde prendendo per mano la squadra, a turno con gli altri due. Ogni volta che incontra la Roma per Aquilani è un colpo al cuore: in sette incroci tre vittorie (due con il Milan e una con la Juventus), un pareggio e tre sconfitte (con la maglia della Fiorentina), ma soprattutto un groppo in gola pensando a quello che sarebbe potuto essere anche se “La Roma che conosco la porto sempre dentro”. La storia di De Rossi è un rettilineo giallorosso, 334 presenze e 34 gol. Annate impervie, rapporti difficili ed equilibri persi: poi la delusione del 26 maggio e un brutto pensiero inglese. L’arrivo di Garcia ha consegnato nuovamente, semmai ce ne fosse stato bisogno, il cuore di Daniele alla sua gente. Ancora una volta, per sempre.