20/09/2014 19:44
LAROMA24.IT (Damiano Frullini) – Diversi, in campo e fuori. Rudi Garcia e Zdenek Zeman, prossimi avversari domenica sulle panchine di Roma e Cagliari, hanno ben poco in comune. 'Condottiero moderno' il francese, silenzioso e dogmatico il boemo, saranno per la prima volta faccia a faccia in uno scontro generazionale che infiammerà l'Olimpico.
PASSAGGIO DI CONSEGNE – Si, proprio quello stadio che rappresenta l'unico punto di raccordo tra i due allenatori. Zeman è stato capace di 'rianimarlo' durante la sua prima esperienza alla guida della Roma ('97-'99), ma allo stesso tempo di farlo sprofondare in un clima di protesta e contestazione dopo il suo secondo matrimonio con i colori giallorossi (giugno 2012-febbraio 2013). E' proprio nel 2013 che il destino del boemo incrocia quello di Garcia, chiamato da Sabatini e Pallotta a risollevare un ambiente ormai rassegnato, complice anche la breve parentesi Andreazzoli. L'eredità lasciata da Zeman era quella di uno spogliatoio spaccato a metà con le grane De Rossi e Pjanic che sembravano impossibili da risolvere, ma in meno di 12 mesi il tecnico di Nemours non solo è stato in grado di riportare la Roma in Champions League con il secondo posto in campionato, ma è anche riuscito a "restituire l'orgoglio e la fierezza ai tifosi".
GENERAZIONI A CONFRONTO – Le differenze maggiori tra i due tecnici emergono però fuori dal rettangolo verde: frasi, parole e conferenze stampa che rappresentano un chiaro segno di come sia diverso il loro modo di affrontare il calcio. "Un derby non si gioca, si vince!" ha sentenziato Garcia alla vigilia della sua prima stracittadina (poi vinta) contro la Lazio, a dispetto del leitmotiv zemaniano "Il derby è una partita come le altre" che non sempre ha portato a risultati sperati (con la Roma 5 sconfitte, un pareggio e una sola vittoria contro i 'cugini'). Per non parlare degli arbitri, usati spesso, a torto o ragione, da Zeman come alibi per le sconfitte: "Ci mancano punti per colpa loro" o il famoso "Gli arbitri decidono i campionati", frasi che il tecnico boemo ha ripetuto per tutta la carriera. Al contrario Garcia, durante la scorsa stagione, ha minimizzato sugli errori (a volte evidenti) del direttore di gara: "Sono fatti di gioco" ha ripetuto spesso, "sbagliano allenatori e giocatori, anche gli arbitri quindi possono commettere errori".
IN CAMPO CON IL 4-3-3 MA... - A livello tattico i due sembrerebbero assomigliarsi visto il sistema di gioco (4-3-3) attuato da entrambi, ma se per il boemo non esiste una possibilità di mediazione, con il modulo che viene prima dei giocatori, il tecnico francese ha fatto dell'imprevedibilità la sua forza: la Roma dello scorso anno e di questo inizio di stagione, infatti, è in grado di passare al 4-2-3-1 senza perdere incisività in fase offensiva ed equilibrio nel reparto arretrato. La differenza più evidente riguarda proprio la fase difensiva, sempre trascurata da Zeman che predilige una difesa alta con terzini e mezzali chiamati a spingersi in avanti con continui tagli e sovrapposizioni, al contrario di Garcia che non rinuncia mai al mediano davanti alla difesa (De Rossi o Keita), in aiuto ai centrali in fase di non possesso. Diverso è anche il modo di impostare: il boemo ha basato le sue 'fortune' sulle continue e rapide verticalizzazioni in cerca delle punte, mentre il francese ama il fraseggio corto e orizzontale in attesa del corridoio giusto per far male all'avversario.
TOTTI – Filosofie diverse che presuppongono però entrambe la presenza di un calciatore a fare da collante: quel Francesco Totti che Zeman ha cresciuto e affinato 15 anni fa, consegnandolo al calcio che conta, e che con Garcia è tornato ad essere il giocatore in grado di cambiare le partite con una giocata. A 38 anni non sente la fatica, forse anche per gli allenamenti specifici che il boemo gli ha prescritto durante l'ultima esperienza sulla panchina della Roma. "Totti come Platini o Maradona" ha scritto nella sua biografia il tecnico francese. "In Italia in 50 anni sono nati tre fuoriclasse: uno è Rivera, l’altro è Baggio e il terzo è Totti" ha sempre ripetuto il boemo. Almeno su questo sono d'accordo.