08/11/2015 01:43
LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - Tema: cos'è un derby. Svolgimento, secondo Alessandro Florenzi: "Purtroppo è vero: noi romani lo sentiamo di più e spesso non riusciamo a giocarlo bene. Nessuno, di chi non è romano, può capire se non lo vive". Cronaca di una vigilia del 2012: "In camera solitamente sto con Mattia (Destro, ndr) - ha raccontato - ma al derby non c’era quindi ho vissuto da solo il pre derby. Stava andando tutto bene, avevo visto un film ma quando ho messo su Sky c’era un servizio sui derby passati. Sono bastati dieci secondi e non ho dormito per almeno due ore. Poi ho riposato sereno ma durante la gara ero teso. Potevo dare di più ma il derby è il derby e si sente, ognuno a modo suo". Cos’è un derby per Danilo Cataldi? Risposta: "Non è una partita come le altre, non ci sono solo punti in palio, c’è qualcosa che va oltre tutto, qualcosa che ti fa fare uno scatto quando non ce la fai più, quando fai una corsa per il compagno, quando vai in pressing su ogni giocatore vicino. Si chiama supremazia cittadina!".
Nessuno dei due elaborati, probabilmente, riuscirà a definire compiutamente l'essenza del derby, attualmente tratteggiabile solo per negazione. Imparare a memoria: non è una partita come le altre. O almeno così era tramandato: perché il prossimo sarà sottotitolato e comprensibile anche per chi, da lontano o vicino, non è mai riuscito a toccarne la profondità. E allora sarà una partita meno diversa dalle altre, in un Olimpico che avrà il calore di un sottovuoto. Sarà Roma-Lazio, non un derby.
Nell’antichità, forse, avrebbero già compreso l’oscenità, interpretando l’assenza di Totti e quella probabile di De Rossi come un presagio negativo manifestato dagli dei. Come si spingevano cori e bandiere fuori dallo stadio, al suo interno scomparivano le proiezioni più fedeli tra gli attori partecipanti.
Si ripiega, dunque, sulla nuova generazione, malconcia almeno per parte giallorossa: Alessandro Florenzi da un lato, Danilo Cataldi dall’altro. Gli opposti, che stanno ben alla larga: Vitinia, versante sud della capitale, per il primo; Ottavia, lato nord di Roma, per il secondo. Uno, però, aveva scelto a prescindere, l’altro invece s’adeguò agli eventi: "È vero, non nasco laziale – confessò Cataldi in un’intervista -. Mio padre è milanista, mia madre interista e mia sorella…romanista". A Formello, comunque, c’è chi già ha seguito il suo percorso e saprà istruirlo a dovere per la metamorfosi.
Tre anni di differenza in favore di Florenzi, già in Nazionale maggiore, mentre Cataldi studia in Under 21, il primo conta 142 presenze con 18 gol, tra cui autentiche perle, il secondo è arrivato a 32 senza ancora poter spiegare cosa significhi segnare in Serie A. Florenzi ha scavalcato la tipica divisione per ruoli, ascendendo al rango dei giocatori di calcio, Cataldi è sostanzialmente un centrocampista, comunque duttile. Crotone è il punto di contatto: qui si forgiò nel 2011/12 il romanista, sempre qui prese forma concreta il (divenuto) laziale due stagioni più tardi. Entrambi, invece, hanno le cicatrici del derby: il primo di Florenzi fu una sconfitta per 3-2 del novembre 2012, poi ne ha giocati altri 6, incluso l’ultimo dello scorso maggio. Cataldi, quel giorno, assaggiò l’effetto che fa sull’intestino ritrovarsi coinvolto in prima persona in un derby. 7 minuti dopo, Yanga-Mbiwa era l’uomo più desiderato di Roma. Finì con la festa sotto la Sud mentre la Nord rincasava. Era un derby, una partita diversa dalle altre.